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Re: L'assassino dagli occhi di giada

Inviato: lun 23 gen 2017, 11:16
da pisodinosauro
Capitolo 2 – Medellin

Da circa un mese, la seconda città della Colombia era tormentata dalla gesta di un folle omicida che si divertita a deturpare le vittime, ormai tre, ed irridere la polizia locale.
Il commissario di Medellin, Jose F. Peffela, era un uomo determinato che aveva anche combattuto i narcotrafficanti, arrestato decine e decine di persone pericolose che godevano di protezioni forti: ma mai aveva avuto, come per questo caso, un senso di impotenza e una certa incapacità nel seguire una logica.
Aveva chiesto pertanto aiuto alla polizia centrale da cui aveva ricevuto una risposta molto strana, fuori dall’ordinario: per quella indagine sarebbero stati coadiuvati da una squadra esterna, cilena.

“Ma cosa c’entra la polizia cilena con noi?” aveva detto Peffela al suo diretto superiore.
“Caro commissario” rispose suadente Chibas “l’aver ottenuto un supporto è segnale di grande attenzione alle sue richieste; diciamo che la scelta è stata dettata dall’avere a disposizione un team che non avesse contatti con l’ambiente locale, che come sa è foriero di strane connessioni”.
“Poi, come lei certamente sa” rammento il dr. Chibas “sono in corso una serie di scambi informativi e di collaborazione tra tutte le polizie degli stati a lingua spagnola: quale miglior occasione, per la Colombia, di aderire a questo trattato continentale?”.
Peffela capì che sarebbe stato inutile tentar di replicare, la scelta era stata compiuta e, volente o nolente, lui avrebbe dovuto accettare.

Chibas oltretutto, era una persona di grande carisma; il solo provare a contraddirlo era un’operazione faticosissima. Il capo della polizia poi continuò: “Avrà anche l’opportunità di lavorare a stretto contatto con il famoso commissario Santopaoli, quello che ha risolto brillantemente il caso dell’hotel Mariotti di Santiago”.
Il commissario di Medellin disse tra se e se: “Brillantemente un corno; un caso è risolto se il colpevole viene arrestato, non se si suicida”.
Ma replicò con entusiamo alle ultime parole di Chibas: “Va benissimo, comandante, sarà un’onore.” Andò via senza aggiungere altro, daltronde conversare con Chibas era difficile, era un uomo che non accettava altre opinioni oltre alle proprie.

Prese il treno in direzione Medellin, quel salto nella capitale era stato necessario, non solo per il discorso della collaborazione con la polizia cilena: aveva chiesto rinforzi, si era dovuto spostare sino a Bogota per ottenere un esperto di un settore molto particolare per quell’indagine; e sarebbe stato un civile.
Quel particolare non era importante: aveva ottenuto quello che desiderava.
Rientrò a Medellin, il viaggio era stato lungo e caldo, anzi afoso; le temperature erano altissime ed il treno di seconda clase difettava nel sistema di aria condizionata.

Aveva mangiato solo un piccolo panino all’ora del pranzo, insieme ad una birra a zero gradi: detestava quelle bevande ma gli piaceva almeno provare la sensazione di bere birra.
Arrivò alla stazione ferroviaria e giunse direttamente nel suo comando a piedi; era molto vicina alla stazione e due passi avrebbe conciliato il ragionamento, rielaborando quello che si era detto in treno.
Nonostante il fatto che fossero trascore ore dal colloquio con Chibas ed avesse ottenuto rassicurazioni, entrò infuriato nella stanza e sbattè con vigoria la porta del suo ufficio; si sedette in poltrona e vide sulla scrivania la foto di sua moglie.
Sorrise e disse a se stesso: “Dai Jose, ora non te la prendere per ogni cosa. Vediamo questo famoso commissario Santopaoli all’opera” disse, improvvisando un farsesco scimmiottamento delle parole del suo comandante in capo.

Chiamò i suoi due collaboratori più fidati per dar loro la bella notizia; entro pochi giorni avrebbero avuto una nuova collega, temporanea, ed addirittura 4 poliziotti cileni in supporto. Il tutto per quel maledetto serial killer
I due suoi subalterni rimasero allibiti.


“Ci siamo tutti?” disse Santopaoli all’aeroporto di Santiago, due ore prima del check in per Medellin.
Guardò i suoi validissimi ragazzi, e si sentì fiero di loro e del fatto che li avessero chiamati dall’estero per un caso così difficile. Quello che Paisesbajos aveva riservato loro era un importantissimo segnale di apprezzamento del lavoro svolto e sicuramente un segnale di distinzione.

Santopaoli era alla ricerca visiva di Paisesbajos, gli aveva assicurato che sarebbe andato anche lui in aeroporto a salutarli e ringraziarli; ancora non si vedeva, ma mancava ancora molto tempo all’imbarco.
I quattro decisero di imbarcare i bagagli e prendere un caffe nel bar dell’aeroporto.
Sentì una voce, credette di udire il suo nome; di scatto si girò e intravide da lontano, oltre i banchi del check in, il capo della polizia Paisesbajos; pur non conoscendo benissimo quell’uomo di circa sessant’anni, con un viso più anziano dell’età anagrafica ma trapiantato su un corpo ancora asciutto e scattante, quell’uomo aveva un non so che di inconfondibile.

Il capo della polizia cilena era accompagnato da un sacerdote, vestito con un clergyman molto moderno; a dispetto della figura istituzionale, Santopaoli pensò che fosse proprio un bell’uomo. Trentacinque anni molto ben portati, all’incirca, pensò Santopaoli; si chiese cosa ci facesse Paisesbajos insieme ad un sacerdote cattolico.
Santopaoli fece le presentazione dei ragazzi della sua squadra, che non avevano ancora incontrato il capo della polizia fino a quel momento.
“Bene, commissario: bel team, complimenti” fece il dr. Paisesbajos “allora mi raccomando l’etichetta con i colombiani, sa come sono diffidenti”.
Era sul punto di lasciar cadere il discorso quando rammentò la cosa probabilmente più importante: ”Ah, che sciocco; avevo dimenticato di presentarvi il reverendo Philip Callaghan, che lei conosce sicuramente, essendo della diocesi di Santiago Sud”.
“No” fece Santopaoli salutando con deferenza il giovane prete “non avevo mai avuto l’occasione”.
“Bene, avrete modo allora di conoscervi, visto che le 7 ore di viaggio verso Medellin vi daranno tempo di fraternizzare” disse Paisesbajos.

“Prego, comandante?” disse Santopaoli portando un po’ un disparte il capo della polizia, per non farsi ascoltare. “Mi scusi, il prete viene con noi? e per quale santissimo motivo?”.
La squadra di Santopaoli rimase molto sorpresa da quella notizia; risultava loro chiaro che sarebbe stata un’indagine difficile: ma invece di un esperto della scientifica era stato assegnato a loro supporto investigativo un prete, per di più un prete che sembrava uscito da un film di Hollywood. Bello, atletico, sorridente.
Santopaoli fece per dire qualcosa, ma venne interrotto dal comandante Paisesbajos che disse: “Mi scusi Santopaoli, credevo che avesse visto già alcune foto dei delitti. Mi stupisce la sua esclamazione!”.

Alla chiara espressione di Santopaoli che indicava che non sapesse ancora nulla di quel caso, Paisebajos porse un mazzo di foto a Santopaoli che fece subito capannello con i suoi collaboratori: rimasero a bocca aperta.
In silenzio accettarono il supporto, gradito, del sacerdote a cui strinsero la mano tutti e quattro. Il sacerdote ricambiò con un sorriso ornato da due fila di perfetti e stupendi denti bianchissimi. “Grazie del vostro caloroso benvenuto” disse il reverendo Callaghan.
Salutarono Paisesbajos e si imbarcarono quindi sul volo di Aerolinas Argentinas; Santopaoli ed il reverendo Callaghan iniziarono a prendere confidenza ed a scambiarsi le prime impressioni su quelle agghiaccianti immagini.

Santopaoli non era un fervente cattolico e non era mai stato molto praticante, pur essendo ossequioso e rispettoso; il fatto di avere al seguito un prete non lo scandalizzava ma neanche tranquillizava; la presenza di Callaghan per lui non rappresentava di certo un problema, semmai sarebbe stato difficile farlo digerire ai colleghi colombiani.
Immaginava però che Paisesbajos avesse avvisato gli interlocutori colombiani.

I due iniziarono a spulciare insieme le foto e Santopaoli capì subito che il reverendo avesse a disposizione uno spirito critico molto intuitivo; le scarne informazioni che avevano in quelle due cartelle scritte a macchina confermavano che tutti gli omicidi erano stati compiuti tra persone della buona borghesia di Medellin: imprenditori, grossisti, esperti di arte.
Sembrava che non esistessero legami particolari tra le vittime, oppure frequentazioni comuni; eccetto la passione per l’arte. Quello che lasciava perplessi erano però i rituali.

Tutte le vittime erano state ritrovate completamente nude, con un segno di croce latina impresso nel ventre ma non molto profondo, con una modesta fuoriuscita di sangue; quel taglio era stato probabilmente procurato mediante un arnese molto affilato. Inoltre tracce di vetro verde erano sparse tutte intorno al luogo del delitto.
Si trattava forse di bicchieri o bottiglie, ma non c’erano tracce di colluttazione. Apparentemente le vittime erano state strangolate con calze oppure cinture da uomo, il segno sul ventre doveva essere stato inciso a posteriori, come un segnale.
Seppur inusuali, quei segni non erano nulla in confronto al resto: il particolare che maggiormente faceva orrore erano le lettere iniziali della vittima vergate con il sangue, sulla parete più vicina al corpo.

La croce sul corpo, l’iscrizione fatta con il sangue ed altri particolari facevano pensare ad un imprecisato legame con la sfera religiosa oppure col mondo dell’occulto; ecco perchè la figura del reverendo Callaghan era stata ritenuta importante per le indagini da Paisesbajos.

Santopaoli ebbe diretta conferma che, a dispetto dell’età e del portamento, il religioso era un esperto di riti pagani ed aveva una vastissima conoscenza delle sacre scritture, cose che poteva risultare particolarmente utile con le indagini sui delitti. Inoltre era amico di famiglia di Paisesbajos, questione che fugava ogni possibile dubbio riguardo la sua collaborazione.
“Mio padre e Leonardo sono amici di vecchia data; il comandante è spesso ospite a pranzo della mia famiglia” disse il reverendo, facendo intendere che fosse una cosa importante.

Osservava Santopaoli che se padre Callaghan non avesse indossato vestiti da religioso, nessuno avrebbe potuto immaginarlo come pastore di Dio: indubbiamente bello, lineamenti del viso perfetti ed armoniosi, capelli neri, occhi profondi e scuri, alto oltre 180 centrimetri e fisicamente ben strutturato, anzi decisamente atletico; sembrava una copia, decisamente in meglio, di Santopaoli stesso.

Incontrato per strada senza gli abiti religiosi, nessuno si sarebbe stupito di vederlo sotto braccio a qualche bella attrice o modella cilena.
Sfoggiava una spagnolo corretto e parlava ovviamente anche l’inglese, visto che il suo nome tradiva una provenienza anglosassone; una caratteristica che veniva ammirata anche dal pubblico femminile.
Santopaoli aveva avuto modo di osservare in aeroporto che Callaghan era guardato dalle donne di ogni età e probabilmente l’abito talare indossato lo rendeva ancora più interessante.
Santopaoli e padre Callaghan avevano avuto assegnati due posti vicini sull’aereo; il capo della polizia aveva fatto in modo che i due, che riteneva possibili artefici del successo della missione, viaggiassero vicini per fraternizzare; il terzo posto su quella fila era fortunatamente vuoto.
Nei tre sedili posterioni, sedevano Blandinoti, Migueli e Davideles, apparentemente rilassati per affrontare al meglio il viaggio di quasi 7 ore che separava la capitale cilena dall’importante città colombiana.

“Vede commissario” disse Callaghan “se guarda le tre foto osserva che per ogni vittima ci sono le iniziali del nome impresse sul muro più vicino. Impresse probabilmente con un oggetto intriso di sangue dello stessa vittima”.
“La prima vittima, Eloisa Herrera, l’hanno trovata nel suo atelier di antiquariato di Medellin; nuda e riversa in terra, con la caratteristica croce fatta con un oggetto affilato, e le iniziali scritte con quella strana modalità. E _ _ H _ _“.
Padre Callaghan stava mostrando ora la seconda fotografia, relativa all’assassinio di Marcelo Llastra, grossista di arredamenti in legno pregiato. Anche in questa foto c’era la croce inferta sull’addome dell’uomo e l’inequivocabile iniziale sillabata con i simboli _ L_ _ _ M, sempre scritta col sangue.

“Poi” disse infine padre Callaghan “ecco la terza foto relativa all’omicidio dell’imprenditore del gioco di azzardo Omar Iturriaga, noto collezionista d’arte” e trionfante indicava a Santopaoli la particolare scrittura che questa volta era _ _ O _ I _ .
“Bene” disse Santopaoli “l’assassino non solo ha fatto fuori le sue vittime, ma si è anche preso il lusso di identificarle, nella tranquillità più assoluta”.
“Non proprio” disse invece Callaghan “la mia presenza non è giustificata solo dal segno della croce come poteva pensare, caro Santopaoli”.
Il reverendo aveva cercato sicuramente un dialogo amichevole; ma quel “caro Santopaoli” non piacque molto al commissario, lo aveva interpretato proprio come una specie di ramanzina superficiale. Nelle intenzioni di Callaghan non doveva esser così, ma il reverendo aveva iniziato ad intuire quanto il commissario fosse permaloso.

“Padre Callaghan” disse il commissario “intanto volevo rammentarle che sono io il responsabile della missione verso la polizia colombiana; le ricordo che Paisesbajos ha detto chiaramente che lei collaborerà con noi in questa inchiesta” mormorò Santopaoli. “Quindi, la prego, mi faccia capire a cosa è dovuto il suo coinvolgimento, senza tanti giri di parole”.
Quelle parole, nelle intenzioni di Santopaoli, avrebbero dovuto chiarire al prete chi avesse il comando dell’operazione; costui invece sorrise come se le avesse scambiate come il capriccio di un bambino.

“Semplice” fece il reverendo, guardando indietro per vedere se i tre del team del commissario fossero all’ascolto delle sue parole: “metta insieme le lettere nell’ordine che lo stesso assassino ci ha consegnato, e troverà un parola inquietante”.
“Eh si, commissario“ disse Davideles che si era sporto in avanti per ascoltare meglio le parole del reverendo “è tutto chiaro, ha ragione padre Callaghan; santi numi, anzi santiddio” concluse un po’ sogghignando. Poi ripensò alle parole dette e disse: “Mi perdoni, padre” conscio di aver esagerato.
“Ma cosa state dicendo” proruppe Santopaoli “questo giochino a indovinelli non mi piace proprio; vorrei essere messo al corrente della cosa, senza mezzi termini”; lo fece soprattutto per interrompere il siparietto fatto da Callaghan e Davideles; e riportare ordine nelle “gerarchie”.
“Sempre che di gerarchie si possa ragionare con un prete” persò Santopaoli.

Padre Callaghan scrisse allora la parola di cui stavano discutendo per esteso su un foglio, ma Santopaoli insistette ancora. “E quindi?”.
Ci volle poco a capire, dopo la breve spiegazione fatta da Callaghan e confermata da Daivideles; quando scesero all’aeroporto Jose Maria Cordova, Santopaoli aveva finalmente capito perchè fosse stato necessario avere in squadra un esperto come padre Callaghan; ed aveva anche capito che quella storia sarebbe stata molto più difficile di quello che potesse sembrare. Non si trattava solo di un serial killer, ma anche un serial killer dedito alla sfera religiosa.

Quanto di peggio Santopaoli potesse immaginare: sacro e profano insieme erano sempre state un mix letale.
In aeroporto un ufficiale della squadra di Jose F. Peffela li venne a prendere, per portarli nella foresteria della polizia colombiana, proprio a fianco della caserma da cui le indagini sul caso venivano condotte.
Il viaggio verso Medellin fu abbastanza lungo e scomodo; il caldo era forte, ma non opprimente, considerato anche che la città sorgeva a 1500 metri circa di altitudine, che ne faceva insieme al clima equatoriale la città della eterna primavera.
Ma quel mezzo blindato non aveva il minimo requisito di comfort.

Re: L'assassino dagli occhi di giada

Inviato: lun 23 gen 2017, 11:50
da ilmauro
che merda mamma mia

Re: L'assassino dagli occhi di giada

Inviato: lun 23 gen 2017, 11:52
da pisodinosauro
grazie, pur sempre un giudizio...

Re: L'assassino dagli occhi di giada

Inviato: lun 23 gen 2017, 11:58
da ilmauro
si si, ma che è una merda lo pensano in molti eh, quindi renditi orgoglioso di ciò

Re: L'assassino dagli occhi di giada

Inviato: lun 23 gen 2017, 11:59
da pisodinosauro
io ho tanti amici che mi spronano a continuare

Re: L'assassino dagli occhi di giada

Inviato: lun 23 gen 2017, 12:01
da Effe
Adesso me fai combatte il narcotraffico ?
Mica me farai fa' la fine de Boris Giuliano...

Re: L'assassino dagli occhi di giada

Inviato: lun 23 gen 2017, 12:06
da pisodinosauro
Effe ha scritto:Adesso me fai combatte il narcotraffico ?
Mica me farai fa' la fine de Boris Giuliano...
hai già combattuto il narcotraffico... asd

Re: L'assassino dagli occhi di giada

Inviato: lun 23 gen 2017, 12:12
da Skiba
Ma io sarei Chibas la guardia?

Re: L'assassino dagli occhi di giada

Inviato: lun 23 gen 2017, 12:17
da pisodinosauro
Skiba ha scritto:Ma io sarei Chibas la guardia?
caazo...chibas è il capo della polizia colombiana

un pezzo grosso...come scoprirai

Re: L'assassino dagli occhi di giada

Inviato: lun 23 gen 2017, 12:17
da pisodinosauro
manco vi dico chi sarebbe il reverendo Philip Callaghan :lol: :lol:

Re: L'assassino dagli occhi di giada

Inviato: lun 23 gen 2017, 12:18
da Skiba
pisodinosauro ha scritto:
caazo...chibas è il capo della polizia colombiana

un pezzo grosso...come scoprirai
Quindi sono un grosso infame, ok :(

Re: L'assassino dagli occhi di giada

Inviato: lun 23 gen 2017, 12:25
da pisodinosauro
Skiba ha scritto: Quindi sono un grosso infame, ok :(
no...sei il capo di effe

Re: L'assassino dagli occhi di giada

Inviato: lun 23 gen 2017, 12:45
da Effe
pisodinosauro ha scritto:
no...sei il capo di effe
Mecojoni... io me faccio il culo e lui se prende i meriti.
Un classico.

Re: L'assassino dagli occhi di giada

Inviato: lun 23 gen 2017, 12:45
da Effe
pisodinosauro ha scritto:
hai già combattuto il narcotraffico... asd
Me so' perso qualche puntata.

Re: L'assassino dagli occhi di giada

Inviato: lun 23 gen 2017, 12:57
da pisodinosauro
Effe ha scritto: Me so' perso qualche puntata.
2007...a medellin il cartello dei narcos è gia sttao sconfitto